Da bambino lavoratore a laureato: la storia di Mustafiz

Mustafiz, ha 24 anni ed è il più grande di tre fratelli. Dodici anni fa Mustafiz era un bambino lavoratore. Nato e cresciuto nel nord del Bangladesh, grazie a World Vision ha potuto tornare a scuola e trovare una strada per il suo futuro.

 

Nel 2003, a 11 anni, è entrato a far parte del progetto del sostegno a distanza di World Vision, frequentando la sesta classe come studente. Quando Mustafiz frequentava la settima classe, suo padre ha acquistato, contraendo un debito, un pezzo di terra da coltivare. Vedendo il padre in difficoltà, Mustafiz ha deciso di aiutarlo iniziando a lavorare, a volte come fattorino in albergo, altre volte come bracciante o facendo il turno di notte in alcune fabbriche della zona. “Andavo lontano da casa o lavoravo di notte in modo che nessuno potesse vedermi. Quando uscivo da scuola, gli altri ragazzi della mia età si fermavano a giocare a pallone nel cortile della scuola, mentre io dovevo correre al lavoro. Ero l’unico della mia famiglia che riusciva a guadagnare un po’ di denaro”.

 

Nel corso degli anni Mustafiz ha continuato a lavorare, anche come venditore di polli, ma non ha mai smesso di studiare: nel 2008 ha ottenuto il diploma di scuola secondaria. Ha poi lasciato il suo villaggio per trasferirsi a Dhaka per una migliore occupazione e ha lavorato in una fabbrica di abbigliamento come addetto al controllo qualità, in cambio di uno stipendio di 28 dollari al mese. La vita di Mustafiz è però cambiata nel 2009, quando alcuni operatori di World Vision hanno conosciuto la sua situazione e gli hanno offerto di entrare nel loro staff e di lavorare per la sua comunità come facilitatore del sostegno a distanza: in altre parole ha il compito di incontrare i bambini e le famiglie che partecipano al progetto. Inoltre, grazie al supporto di World Vision, Mustafiz ha potuto continuare a frequentare la scuola e ultimare i suoi studi di economia al Joypurhat Government College. È stato il primo della sua famiglia a conseguire una laurea.

 

“Un bambino lavoratore perde gli occhi, le sue ossa, i polmoni; ma, ancora più di questo, perde la sua personalità e i propri sogni. Questi sono spesso insostituibili”, dice a un operatore di World Vision. Le mani di Mustafiz portano ancora i segni del suo duro lavoro passato, ma il suo spirito rimane vitale. “Le difficoltà che ho incontrato nella mia vita hanno segnato la mia infanzia ma non sarà lo stesso per i miei fratelli più piccoli”, dice. “Io mi impegnerò affinché le generazioni future possano godere della loro infanzia, senza essere costrette a lavorare”.

 

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