G7 di Taormina: obiettivo “Fame Zero”

Il G7 (Gruppo dei Sette) è un vertice annuale dei leader di sette delle più grandi economie mondiali: Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Questi vertici sono stati tenuti dal 1975 e sono un’opportunità per prendere decisioni unificate, che possono avere un impatto significativo per il benessere globale.

 

Quest’anno, l’azione urgente sulle carestie e sulla crisi globale della fame deve essere all’ordine del giorno del vertice G7. I disastri climatici, come la siccità, diventano infatti sempre più frequenti e intensi, mettendo in pericolo milioni di persone. A febbraio, ad esempio, in Sud Sudan, Somalia, Nigeria e Yemen è stata dichiarata la carestia: oltre 20 milioni di persone non hanno accesso al cibo. E il cibo non è un privilegio, ma un diritto umano.

 

Nella dichiarazione del Summit del 2015, il G7 si è impegnato a ridurre il numero di persone che soffrono la fame nel mondo ogni giorno, a 500 milioni entro il 2030. Dall’inizio di quest’anno, sono 108 milioni le persone che si trovano ad affrontare una grave crisi per mancanza di accesso al cibo, un aumento del 35% rispetto all’anno precedente. È giunto il momento per il G7 di passare dalla visione a un’azione concreta per porre fine alla fame nel mondo e raggiungere l’obiettivo “FAME ZERO”.

 

Durante il vertice G7 di Taormina, chiediamo ai leader mondiali che adottino azioni concrete:

1. Investire nella sicurezza alimentare e nutrizionale, in particolare per le persone più povere, emarginate e vulnerabili.

2. Monitorare gli investimenti a sostegno del piano di responsabilità del G7.

3. Aumentare gli investimenti, perché siano sostenibili, in mezzi di sussistenza per gli agricoltori di piccole dimensioni e creare reti di sicurezza a livello nazionale. Assicurare ai bambini e alle famiglie più vulnerabili un accesso sufficiente al cibo, anche nei luoghi più difficili da raggiungere.

4. Prendere misure immediate per affrontare i livelli senza precedenti di fame acuta nel mondo, in particolare per evitare le carestie incombenti, come in Nigeria, Sud Sudan, Somalia e Yemen.

 

Pubblicato il 24 maggio 2017

 

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