“Parlare delle difficoltà li aiuta a elaborare i loro sentimenti. È meglio che lasciare che si crogiolino nel disagio”Mane (31 anni), psicologa infantileVladik e Ashot hanno rispettivamente 7 e 10 anni e sono fratelli. Quando li abbiamo incontrati erano impegnati a modellare la plastilina. Per le loro creazioni hanno scelto dei semplici volti umani, con tanto di sorrisi: proprio come i loro, durante i laboratori nello Spazio amico dei bambini di World Vision.I fratelli stanno frequentando il laboratorio insieme ad un’altra dozzina di bambini della regione di Tavush, nell’Armenia orientale. Sono tutti bambini vulnerabili, alcuni più di altri, perché come Vladik e Ashot, sono fuggiti dalle loro case nel Nagorno-Karabakh. Tutti questi bambini hanno subito gravissimi traumi a causa del conflitto e del conseguente sfollamento forzato, e i laboratori sono pensati per aiutarli a elaborare i loro sentimenti riguardo alle difficoltà subite.Attività educative per la gestione delle proprie emozioniUna volta creati i piccoli esseri umani in pasta, i bambini si dividono in coppie e si raccontano le loro storie personali. Parlare con un altro bambino, li mette a loro agio e gli permette di esprimere in modo più autentico i propri sentimenti. La plastilina è diventata uno strumento che incoraggia i bambini a parlare delle loro emozioni.“È importante permettere loro di condividere le proprie esperienze, anche quando parlano di difficoltà”, afferma Mane (31 anni), psicologa infantile che dirige lo sportello di aiuto psicologico nello Spazio amico dei bambini di World Vision a Tavush.Vladik e Ashot sono visibilmente rilassati insieme a Mane. Ma le loro dichiarazioni ed emozioni oscillano tra la gioia del presente e il trauma del passato.“La mia scuola ora mi piace, anche se l’insegnante è vecchia”, dice il piccolo Vladik. “Ma preferisco Mane e venire qui”.“Abbiamo sentito delle bombe e il nostro tetto è stato incendiato”, racconta Ashot. I bambini parlano tra di loro cercando di spiegare il panico che si è scatenato.La loro famiglia è fuggita dal Nagorno-Karabakh nel momento in cui è stato aperto il corridoio di Lachin verso l’Armenia. E non sono stati gli unici. Più di 100.000 persone di etnia armena hanno lasciato tutto ciò che possedevano e si sono precipitate verso il confine nello stesso momento.Il veicolo della famiglia di Vladik e Ashot trasportava otto persone fuori dal Nagorno-Karabakh. Hanno viaggiato per due giorni in una piccol auto con i genitori, la nonna, la zia e le due sorelle minori. Bloccata sulla strada nel traffico di auto in fuga dalla regione contesa, la famiglia non ha potuto mangiare per due giorni.L’incertezza e la paura hanno lasciato profonde cicatrici emotive e ci vorrà del tempo perché i ragazzi elaborino la perdita della casa e degli amici.“Vorrei poter giocare di nuovo con i miei amici”, dice Vladik. Quando si parla di amici, le spalle di Ashot si abbassano e si concentra sulla pasta da gioco.World Vision a sostegno dei bambini in emergenzaOltre a Mane, l’équipe di World Vision comprende terapisti dell’arte e della parola e assistenti sociali nello Spazio amico dei bambini. Lavorano secondo il modello riconosciuto a livello internazionale da World Vision, sviluppato per assistere i bambini in situazioni di emergenza.Oltre a coinvolgere i bambini nelle attività del CFS, questi assistenti sociali visitano le famiglie sfollate e consegnano generi alimentari e articoli per l’igiene di cui hanno urgente bisogno. Valutano anche le esigenze di coloro che hanno perso la casa e la maggior parte dei loro beni, fornendo un primo soccorso psicologico e mettendoli in contatto con altri fornitori di servizi.Non sono solo i bambini ad avere bisogno di aiuto: l’intera famiglia ha bisogno di assistenza per trovare una nuova sistemazione e iniziare una nuova vita. Una volta in Armenia, la famiglia di Vladik e Ashot ha soggiornato in un rifugio governativo per alcuni giorni prima di trovare una casa nella regione di Tavush che può permettersi di affittare con l’aiuto dei sussidi governativi armeni. L’appartamento è tutt’altro che perfetto e manca di molti dei mobili di cui la famiglia ha bisogno. Di conseguenza, condividono la zona notte e i letti.“Pur sostenendo i bambini, miriamo a fornire un’assistenza completa a tutta la famiglia”, afferma Angela Atoyan, responsabile della risposta alle emergenze di World Vision Armenia.La famiglia di Vladik e Ashot è passata dal possedere una casa e una proprietà a vivere in un appartamento trascurato risalente all’epoca sovietica. Situato in un villaggio remoto, l’appartamento non è stato abitato per molto tempo. I corridoi sono bui e la vernice delle pareti è scrostata.Ma stanno già progettando dei miglioramenti. Il padre del ragazzo, Armen (39 anni), sta già facendo lavori saltuari per un compenso giornaliero e sta risparmiando per comprare una lavatrice.“Sono disponibile e in grado di lavorare. Farei qualsiasi cosa per i miei figli”, dice Armen.I laboratori di questo spazio a misura di bambino si concludono sempre con giochi e tante risate. Mane conduce un gioco che permette ai bambini di scrollarsi di dosso i ricordi ansiosi. E le loro storie personali finiscono con esclamazioni sulle loro preferenze alimentari.Uno dice: “Adoro la torta di patate”. “E io adoro il khorovatz”, dice un altro, esprimendo il suo amore per il barbecue armeno.La squadra di emergenza di World Vision continua a sostenere le famiglie sfollate come quella di Vladik e Ashot consegnando cibo, articoli per l’igiene, vestiti e coperte di cui c’è urgente bisogno. In collaborazione con i donatori internazionali e il governo, abbiamo sostenuto finora più di 600 famiglie.Aiutaci a migliorare la vita dei bambini, delle famiglie e delle comunità sfollate come quella di Vladik e Ashot. Con una donazione, ci permetterai di garantire a tutti i bambini e tutte le bambine del mondo il diritto all’istruzione. Dona ora.