Un New Deal per la Siria

Di fronte alla più grave emergenza umanitaria dalla Seconda guerra mondiale, World Vision non può rimanere in silenzio e lancia un appello congiunto insieme a Oxfam, Save the Children, Care, il Danish Refugee Council, l’International Rescue Committee e il Norwegian Refugee Council.

 

Con oltre 4 milioni di siriani costretti a fuggire dal proprio paese, è necessario definire un piano di lungo periodo che garantisca aiuti ai paesi limitrofi alla Siria. In questi paesi, come il Libano, la Giordania, la Turchia e l’Iraq, i rifugiati siriani devono poter trovare un lavoro e poter iniziare una nuova vita. La maggior parte dei rifugiati siriani è costretta a vivere ai margini della legalità, senza documenti in regola e un lavoro, con la costante paura di poter essere arrestati, detenuti e deportati. Moltissimi rifugiati siriani vivono ancora di mera sussistenza, solo grazie agli aiuti umanitari.

 

Circa il 70% dei profughi siriani in Libano non ha i documenti per risiedere e lavorare legalmente nel paese. In Giordania sono oltre 630.000 i rifugiati siriani costretti a vivere al di fuori dei campi ufficiali, senza poter accedere ai servizi educativi e sanitari. E se gli adulti non lavorano, si diffonde sempre più il lavoro minorile sommerso: centinaia di migliaia di ragazzi non frequentano più la scuola e sono costretti ad “arrangiarsi”. È necessario creare nuovi posti di lavoro per i rifugiati siriani, un “new deal” di cui beneficerebbero anche i paesi ospitanti.

 

Adel, 12 anni, ha preso il posto di suo padre, morto in Siria come capofamiglia, trascorrendo la sua giornata tagliare la legna per pagare l’affitto per la terra dove hanno la loro tenda, nella valle della Bekaa. “Io non voglio altro che la sicurezza delle mie sorelle. E ‘difficile per noi ora, ma mi fornirà per tutta la mia famiglia un giorno“.

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