Mentre l’emergenza sanitaria causata dal covid-19 prosegue in modo capillare nel mondo, aumentano i problemi sociali causati ed amplificati dalla pandemia. Uno dei più drammatici è l’aumento del numero di gravidanze in età adolescenziale nell’Africa sub-sahariana. “Era il mio vecchio insegnante. Mi comprava tutto, dalle matite agli assorbenti che mia mamma non poteva permettersi. Quando avevo bisogno di qualcosa, andavo da lui. Lui non sa ancora che sono incinta. Mia mamma è molto arrabbiata, perché ha speso tanti soldi per i miei studi e non sa come mantenerci, e io ho paura che non tornerò più a scuola. Se non ci fosse stato il Coronavirus io sarei ancora a scuola”. Questa è la testimonianza di Cathy, una storia purtroppo sempre più comune. Come già avvenuto durante l’emergenza di Ebola nel 2014, la chiusura delle scuole e il confinamento hanno rappresentato un arma a doppio taglio per le giovani adolescenti, spesso vittime di tratta e dipendenza economica, abusi da parte di familiari e di insegnanti, e costrette in matrimoni precoci e/o riparatori. Le giovani madri sono spesso isolate, vittime di stigma sociali e pregiudizi, ed in molti paesi non sono ammesse a frequentare la scuola. Ad oggi, sono circa 1 milione le madri adolescenti che rischiano di non tornare in classe, uno scenario terribile sia dal punto di vista sociale che economico. Dagli inizi di marzo abbiamo intensificato i nostri programmi di protezione dei minori attraverso corsi comunitari contro la violenza e l’abuso, creando reti e centri di ascolto e monitoraggio con le autorità locali, e lavoriamo ogni giorno per garantire il diritto allo studio a tutte le giovani ragazze che vogliono ritornare tra i banchi di scuola.