Il 21 settembre ricorre la Giornata Internazionale della pace, un momento di riflessione per tutta la comunità internazionale sugli obiettivi e le misure da intraprendere per arginare i conflitti. La vita di un bambino su sei è stata colpita dalle conseguenze dei conflitti armati: circa 13 milioni di bambini sono rifugiati e 17 milioni sono sfollati. In questi anni siamo stati in prima linea nelle zone di guerra, come in Siria, offrendo immediata assistenza e sostegno alle persone più fragili. Tuttavia, l’effetto devastante delle guerre è spesso visibile anche a distanza di molti anni, dove le difficoltà economiche e politiche si fondono con tessuti sociali spesso oramai distrutti. Il lavoro di ricostruzione inizia dalle comunità, dalla diffusione di pratiche anti-violenza e di inclusione sociale. Per questo, come organizzazione internazionale, lavoriamo in collaborazione con partner locali ed internazionali per creare dei programmi e dei progetti di rafforzamento sociale, per costruire comunità sempre più inclusive e sicure. Dall’inizio della pandemia di Covid-19 abbiamo raggiunto 1.335.445 bambini attraverso programmi di tutela dell’infanzia per continuare ad assicurare i diritti fondamentali anche in un momento di profonda difficoltà globale. Nelle zone più colpite dai conflitti, come in Sud Sudan, abbiamo creato dei centri di aiuto per gli ex-bambini soldato e vittime di violenza, con l’obiettivo di creare dei percorsi di supporto e di re-integro nella società. In questa giornata rinnoviamo il nostro impegno, affinché nessun bambino sia più vittima della guerra.