World Vision al World Humanitarian Summit

Con oltre 89,4 milioni di persone che hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria nel 2016, siamo di fronte a uno scenario che ci obbliga a cambiamenti fondamentali per realizzare una rete umanitaria più efficace, ora e in futuro. Il World Humanitarian Summit, organizzato dalle Nazioni Unite a Istanbul il 23 e il 24 maggio, ha voluto rappresentare un’opportunità senza precedenti di radunare leader politici di 173 stati, 55 capi di stato e di governo, 350 organizzazioni private e più di 2000 rappresentanti della società civile e delle organizzazioni umanitarie, per trovare risposte efficaci alle grandi sfide umanitarie.

 

Kevin Jenkins, Presidente di World Vision International, è intervenuto al World Humanitarian Summit nella Sessione Speciale dal titolo “Launch of the Global Alliance for Innovation”. “Più che mai, ora stiamo rispondendo alle emergenze, ai conflitti e alle crisi politiche. Ma le risorse non sono sufficienti per affrontare la complessità delle crisi a livello globale con cui ci stiamo confrontando. Un approccio coordinato è urgente, nuovi strumenti e modelli di innovazione per il settore umanitario devono aiutarci a raggiungere le persone che più hanno bisogno di noi“, ha detto Jenkins. “Questo significa che è più importante che mai trovare nuovi modi di lavorare, per World Vision e le altre organizzazioni umanitarie, per poter personalizzare i nostri servizi ed essere più trasparenti verso le comunità colpite e i donatori che ci sostengono.

 

In linea con la propria missione, World Vision ha voluto sottolineare l’importanza e la centralità dei bambini nelle risposte all’emergenza. Mentre ad oggi, meno del 3% dei finanziamenti umanitari viene investito nella protezione dei bambini e solo il 2% viene speso per la loro istruzione. Durante il Vertice Umanitario Mondiale, World Vision ha anche presentato, insieme a Save the Children, Plan e Unicef, un rapporto che sottolinea appunto l’importanza di mettere al centro dell’azione i bambini. Durante le emergenze umanitarie, infatti, il 41% delle persone colpite sono bambini e ragazzi, ma le valutazioni dei bisogni e degli interventi sono stati fino ad ora concentrati sulle priorità degli adulti. La voce dei più piccoli, dei più vulnerabili, deve invece essere ascoltata: voler garantire loro la sicurezza, la protezione e il gioco, è ad esempio uno degli obiettivi degli Spazi a Misura di Bambino che World Vision costruisce durante la risposta alle emergenze umanitarie. Ma non solo. Negli ultimi dieci anni, World Vision ha chiesto a 11.000 bambini in situazioni di emergenza quali sono le loro maggiori esigenze. “Per i bambini, andare a scuola è una delle cose più importanti. L’istruzione per loro non è solo fatta di aule e libri, ma rappresenta anche la loro sicurezza e protezione“, commenta Ian Ridley, Senior Director for External Engagement, Humanitarian and Emergency Affairs di World Vision. Uno dei successi del World Humanitarian Summit è proprio stato quello di riconoscere l’importanza dell’educazione per i bambini colpiti dai conflitti, che deve essere assicurata, in modo che i bambini non rimangano esclusi per anni dall’istruzione scolastica. Nel 2015, invece, le crisi umanitarie hanno interrotto l’educazione di oltre 80 milioni di bambini nel mondo.

 

L’impegno con e per i bambini nelle diverse fasi dell’emergenza è essenziale. Le risorse umane e finanziarie delle organizzazioni umanitarie devono essere adeguate per una risposta efficace. Con il “Gran Bargain”, una serie di accordi per rendere più flessibile, efficiente, trasparente ed efficace l’investimento dei governi e delle organizzazioni umanitarie nella risposta alle emergenze, sono stati fatti dei progressi significativi. Il World Humanitarian Summit ha quindi rappresentato un momento importante di discussione, per un nuovo approccio globale di azione, per cambiare il destino e il futuro di milioni di bambini in tutto il mondo.

 

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